Caso Ramy: Fares denuncia 4 carabinieri per lesioni e falso

Scritto il 21/02/2025
da Manuela D'Alessandro

AGI - Fares Bouzidi, il giovane alla guida dello scooter sul quale viaggiava Ramy Elgaml, ha depositato in Procura una denuncia a carico di 4 carabinieri del Nucleo Radiomobile di Milano coinvolti nell'inseguimento che portò alla morte di Ramy il 24 novembre dello scorso anno.

Uno dei militari è stato denunciato per lesioni personali perché, si legge nell'atto visionato dall'AGI, "quale carabiniere in servizio alla guida della vettura denominata Volpe 40, Alfa Romeo Giulietta, mentre mi inseguiva per la fuga che ponevo in essere alla guida del motociclo di mia proprietà Yamaha T-Max, giunto all'intersezione tra la via Ripamonti e la via Quaranta di Milano, deliberatamente mi speronava urtando con la parte anteriore sinistra della vettura condotta la parte posteriore destra del motociclo, causandone la perdita di controllo e comprimendo il motociclo contro il palo semaforico presente che veniva abbattuto dall'autovettura stessa, cosi' cagionandomi lesioni personali".

 Nei confronti di questo stesso militare e di altri tre, Bouzidi ha presentato denuncia per il reato di 'falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici'.

"In concorso tra loro, in qualità di pubblici ufficiali nell'esercizio delle proprie funzioni formando il verbale di arresto a mio carico attestavano falsamente fatti dei quali l'atto è destinato a provare la verità e nel dettaglio. In relazione alla caduta del motociclo da me condotto attestavano che "A causa del sovrasterzo scivolava scarrocciando a velocità sostenuta sul marciapiede sino ad impattare prima con il palo semaforico pedonale e terminando la sua corsa contro un'aiuola presente" omettendo quindi di affermare che la vettura condotta dal carabiniere A.L. speronava volontariamente il motociclo da me condotto e che la caduta al suolo era causata da tale speronamento e dalla successiva spinta e compressione del motociclo contro il palo semaforico esistente, cosi' come dimostrato dai video delle telecamere di vigilanza stradale e dalla ricostruzione redatta dalla Polizia Locale di Milano". 

 Inoltre, prosegue Bouzidi, "al fine di evitare che quanto falsamente attestato al punto precedente venisse smentito ometteva di indicare la presenza sul luogo dei fatti del testimone oculare E. O., omettendo di indicare le dichiarazioni dallo stesso rese".

Bouzidi, che sarà processato col rito immediato per resistenza a pubblico ufficiale ed è indagato per omicidio stradale, contesta anche che i militari "attestavano che nella mia tasca è stata rinvenuta una catenina in verosimile oro giallo chiaramente danneggiata a seguito di un probabile furto con strappo/rapina, pur avendo piena consapevolezza del legittimo possesso della stessa avendo N.Z. Z visto l'operatrice sanitaria slacciarla dal mio collo al fine di applicarmi il collare ortopedico e avendola nel frangete sentita mentre mi informava che la riponeva nella mia tasca".

Nella denuncia, presentata attraverso la sua legale Debora Piazza, il giovane chiede anche di riunire i due procedimenti sul caso: quello che vede indagati i carabinieri e quello per la morte di Ramy. 

Probabile nuovo slittamento deposito perizia cinematica

Con ogni probabilità slitterà ancora il deposito della perizia cinematica nell'ambito dell'inchiesta sulla morte di Ramy Elgaml dopo un inseguimento dei carabinieri. Lo studio dell'ingegnere Domenico Romaniello, considerato dalla Procura rilevante per comprendere i dettagli della dinamica dell'incidente, doveva essere depositato all'inizio di febbraio ma era stata chiesta e ottenuta dai pm una proroga di una ventina di giorni. Ora rischia però di subire altri rallentamenti per la necessità di svolgere ulteriori verifiche. 

Carabinieri, diffidammo testimone a diffondere video

Lo hanno diffidato dal diffondere il video del tentativo di rianimazione a Ramy da parte dei colleghi ritenendo che fossero immagini di natura sensibile. È quanto avrebbero sostenuto i due carabinieri indagati per depistaggio e frode processuale e favoreggiamento nell'interrogatorio in procura dopo aver ricevuto un invito a comparire da parte dei pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano. A loro gli inquirenti contestano la cancellazione del video che il testimone Omar E., 28 anni, avrebbe realizzato riprendendo le ultime fasi dell'inseguimento tra la gazzella dell'Arma e lo scooter T Max e il successivo incidente stradale in cui è morto lo scorso 24 novembre il 19enne egiziano. 

Quella riferita dai carabinieri indagati contrasta parzialmente con quella resa dal testimone, anche lui sentito a dicembre dai pm milanesi: "Mi hanno detto frasi del tipo 'cancella immediatamente il video', 'fammi vedere che lo hai cancellato'. A quel punto mi hanno fatto la foto al documento e hanno aggiunto "adesso sali in macchina perché ti prendi una denuncia".

Uno mi ha detto 'ti carico in macchina e aspetti che finiamo', l'altro 'dammi il documento che adesso ti becchi un denuncia'. Per questo ho detto di essere stato obbligato a cancellare il video". I due militari sul punto - da quanto appreso - avrebbero confermato di aver fotografato il documento del testimone 28enne.