Garlasco, ecco il verbale dei Sempio sul "pizzino"

Scritto il 14/10/2025
da Bartolo Dall'Orto

Il papà e la madre di Andrea Sempio: "Eravamo nelle mani degli avvocati"

Il caso di Garlasco si fa sempre più intricato. E non tanto, o non solo, per la confusione quasi totale che ruota attorno alle nuove indagini sull’omicidio, alle impronte da verificare, al possibile Dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi, all’ormai famoso Santuario, al nuovo fascicolo che colpisce l’ex pm Mario Venditti e all’ipotesi che le due precedenti archiviazioni ai danni di Andrea Sempio siano state il frutto di una qualche corruzione (tutta da dimostrare). A favorire il caos ci sono anche le tante dichiarazioni tv rilasciate ora da questo, ora da quel protagonista del circo mediatico-giudiziario, e dai non pochi documenti che dal fascicolo d’indagine finiscono ai giornali.

Come il caso degli interrogatori ai genitori di Andrea Sempio e ai due carabinieri che nel 2017 lavorarono al caso insieme all’ex pm Venditti. Parliamo di documenti che secondo Angela Taccia, la principale legale di Sempio dopo la decisione di revocare l’incarico a Massimo Lovati, non dovrebbero essere pubblici ma che Quarta Repubblica è riuscita ad ottenere.

Ricordiamo che Giuseppe Sempio e la moglie Daniela Ferrari sono stati ascoltati, dalla Gdf di Brescia e Pavia e dai carabinieri di Milano, lo scorso 26 settembre, in qualità di testimoni e non di indagati, dunque impossibilitati a portare con sé avvocati e costretti a dire la verità. Cosa hanno detto? Cosa ricordano di quel famoso “pizzino” trovato in casa loro in cui si legge “Venditti Gip archivia x 23.30 euro”? E a cosa servivano i soldi ricevuti da alcuni parenti in quel periodo?

Mamma Sempio agli investigatori dice che al tempo gli avvocati non emisero fatture e che il totale delle spese legali sostenute si aggirava “intorno ai 50mila euro”. Soldi che gli avvocati “ci dicevano che servivano per avere le carte”. E ancora: “Gli avvocati ogni tot di giorni ci chiedevano qualche migliaio di euro. Quello che mio marito mi diceva è che gli avvocati gli dicevano che tutti questi soldi servivano sempre per prendere le carte”. I legali avrebbero sempre chiesto denaro contante, insomma, senza registrarlo in alcun modo. “Sapevamo che poi alla fine gli avvocati avrebbero fatto le fatture ma poi non le abbiamo chieste”.

A confermarlo è anche Giuseppe Sempio, il padre di Andrea. “Non andavamo spesso dagli avvocati ma ogni qual volta c'erano delle novità - mette a verbale - ci chiamavano e ci dicevano di portare per la volta successiva del denaro ad esempio 2 o 3 mila euro”. All’investigatore che gli chiede se non gli sia mai parso strano di pagare 60mila euro per tre avvocati in soli quattro mesi, papà Sempio ammette che in quei giorni “eravamo nelle loro mani” e di non sapere “una virgola di cosa facessero”. "Eravamo in balia degli avvocati e nessuno ci aveva detto a quanto sarebbero ammontate le loro parcelle. Noi andavamo lì e pagavamo, bastava che tirassero fuori nostro figlio”.

A Giuseppe Sempio chi indaga ha chiesto anche una spiegazione su alcune delle frasi captate dalle cimici in quegli anni e però riportate non così precisamente nei brogliacci messi a disposizione del pm Venditti. A cosa si riferiva il papà di Andrea quando diceva di dover pagare “quei signori lì? “Sicuramente intendevo gli avvocati”, spiega lui anche se l’intercettazione viene realizzata subito dopo l’uscita dallo studio dei legali. “Ogni prelievo fatto era sicuramente per gli avvocati”, ribadisce. Sul caso del bigliettino sequestrato (Venditti Gip archivia per 20. 30 euro), invece, Sempio dice che “dovrebbe essere una previsione di spesa che avevamo fatto noi in casa su quanto avremmo dovuto pagare agli avvocati alla fine della faccenda. Avevamo stimato di fare questa spesa se si fosse arrivato all’archiviazione". Replica l'investigatore: "Però lei non scrive 'se si arriva all'archiviazione' ma 'Venditti archivia'". Risposta di Sempio padre: "Noi pensavamo comunque di arrivare all'archiviazione".