Almasri arrestato a Tripoli. Il governo: "Espulso perché sapevamo delle accuse"

Scritto il 05/11/2025
da Lorenzo Grossi

Il generale libico ed ex capo della polizia penitenziaria libica è stato posto in custodia cautelare: avrebbe commesso maltrattamenti omicidi nel carcere di Mitiga

Osama Njeem Almasri, generale e capo della polizia penitenziaria libica, è stato arrestato per ordine della procura di Tripoli in quanto accusato di torture e violenze nei confronti di detenuti nel carcere di Mitiga, situato nei pressi dell'aeroporto della capitale. Secondo fonti locali, tra cui Libya24, le autorità giudiziarie ritengono di avere delle prove che dimostrerebbero come Almasri abbia sottoposto almeno cinque prigionieri a trattamenti crudeli, causando la morte di almeno uno di essi. Testimoni presenti al momento dell'arresto hanno riferito che il generale appariva sorridente mentre veniva condotto in custodia.

Secondo quanto riporta Repubblica, l'arresto di Almasri rientrerebbe nella politica collaborazione del nuovo governo di Tripoli con la Corte penale internazionale. mentre altri fonti tendono a ricondurlo alle tensioni tra la Rada e l'esecutivo guidato dal premier Abdel Hamid Dbeibeh, che ha messo fuorilegge la milizia e ha tolto al generale l'autorità sulla polizia giudiziaria. L'ufficio inquirente di Tripoli ha comunque dato notizia dell'arresto con il seguente comunicato ufficiale: "A seguito delle indagini sui fatti attribuiti all'ufficiale di polizia Osama Njeem Almasri, il sostituto procuratore generale ha completato la raccolta di informazioni relative alle violazioni dei diritti dei detenuti dell'istituto di correzione e riabilitazione di Tripoli, che hanno segnalato alla Procura generale di aver subito torture e trattamenti crudeli e umilianti - si legge -. L'investigatore ha quindi condotto un interrogatorio sulle circostanze relative alla violazione dei diritti di dieci detenuti e alla morte di un detenuto a seguito di tortura. In presenza di prove sufficienti per procedere con l'accusa, la Procura ha rinviato a giudizio l'accusato, che è attualmente in custodia cautelare".

Almasri era stato fermato in Italia nel gennaio 2025 su mandato della Cpi con le accuse di crimini di guerra e contro l'umanità. Tuttavia, nell'arco di pochi giorni, il generale libico venne scarcerato e riportato in Libia su un volo dei servizi dopo la decisione del ministero della Giustizia di non chiedere la convalida dell'arresto e l'applicazione di una misura cautelare. Da quell'intera vicenda era poi sorto un caso politico-giudiziario che aveva portato addirittura allìapertura di un'indagine giudiziaria per favoreggiamento a carico della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dei ministri della Giustizia e dell’Interno, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, e dell'Autorità delegata all’intelligence, Alfredo Mantovano. La premier venne archiviata, mentre per gli altri tre esponenti di governo - nonostante la richiesta di rinvio a giudizio arrivata dal Tribunale dei ministri - la Camera aveva negato l'autorizzazione a procedere e il fascicolo è stato definitivamente chiuso.

La nota del governo italiano

Il governo italiano "era bene a conoscenza dell'esistenza di un mandato di cattura emesso dalla Procura Generale di Tripoli a carico del libico Almasri già dal 20 gennaio 2025". Questo è quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi, che spiegano come in quella data il ministero degli Esteri italiano "avesse ricevuto, pressoché contestualmente con l'emissione del mandato di cattura internazionale della Procura presso la Corte Penale Internazionale de L'Aja, una richiesta di estradizione da parte dell'Autorità giudiziaria libica". "Questo dato ha costituito una delle fondamentali ragioni per le quali il governo italiano ha giustificato alla CPI la mancata consegna di Almasri e la sua immediata espulsione proprio verso la Libia".

"Tutto ciò è facilmente riscontrabile da chiunque sul sito della Corte - proseguono le stesse fonti - ed è stato ampiamente illustrato in sede di Tribunale dei ministri, di Giunta per le autorizzazioni della Camera e nell’Aula della stessa Camera: è pertanto singolare che questo elemento, obiettivo e pubblico, rappresenti una assoluta novità per tanti esponenti delle opposizioni". La novità reale rispetto al 20 gennaio 2025 è invece quanto avvenuto a Tripoli con gli scontri armati scoppiati nel maggio 2025, innescati dall'uccisione di Abdelghani Gnewa Al Kikli. "A seguito di ciò, la Forza Rada, di cui Almarsi è esponente di spicco, è stata indebolita militarmente e politicamente, e ha subito un ridimensionamento, con una importante cessione di fatto del monopolio delle funzioni di sicurezza delegate e della capacità di controllo del territorio". "Proprio questo contesto di ridotta autonomia della Forza Rada – concludono le stesse fonti – ha reso oggi il fermo di Almasri non solo materialmente possibile, ma anche funzionale a obiettivi interni del Governo di Unità Nazionale libico".