La resurrezione di Bibi. Cresce nei sondaggi e pensa al salvacondotto

Scritto il 14/10/2025
da Gaia Cesare

Il premier guadagna consensi e dovrà valutare se andare alle urne o lasciare

"Ho un'idea, signor presidente Herzog. Perché non concede a Netanyahu la grazia?". Donald Trump lancia l'assist al primo ministro israeliano uscendo dal seminato del testo scritto che aveva preparato per la Knesset, nel grande giorno del ritorno degli ostaggi in Israele. "Quello che dico non era nel discorso, come probabilmente sapete", spiega il leader americano. Che poi insiste con il capo dello Stato israeliano, scatenando uno dei lunghi applausi e standing ovation dell'Aula: "Gli dia la grazia". "Che ci piaccia o no, (Netanyahu) è uno dei grandi presidenti di guerra", spiega Trump, inciampando nella definizione di Bibi (primo ministro e non presidente). Ma il senso delle parole del capo della Casa Bianca è chiarissimo e si spinge fino ad alcuni dettagli del processo per corruzione nel quale il leader israeliano è imputato. "Sigari e champagne? Chi diavolo se ne importa", chiude Trump riferendosi all'accusa mossa a Netanyahu di aver ricevuto regali in cambio di favori politici.

Donald e Bibi non smettono di elogiarsi a vicenda e di ricordare quanto siano amici. Ma per Benjamin Netanyahu gli ultimi giorni sono anche diventati quelli della riabilitazione interna e internazionale. Dopo essere stato definito "criminale di guerra", "nazista" e "nuovo Hitler" all'estero e in patria, il leader più longevo della storia d'Israele, con tre mandati dalla sua e circa 16 anni al potere, è consapevole che d'ora in poi la storia potrebbe cambiare. Lo rivelano i sondaggi realizzati dopo la chiusura dell'accordo sugli ostaggi, che ha rafforzato il Likud, il partito del premier, attestato a 27 seggi su 120 alla Knesset, due in più della settimana precedente, quando l'intesa non era ancora in vista, secondo la rilevazione del Lazar Research Institute per Maariv. La rilevazione premia chi si è detto favorevole all'intesa e punisce gli altri. Cala il partito del ministro Ben Gvir, contrario all'accordo, e passato da 9 a 6 seggi, Scende Naftali Bennett, l'ex premier che si posiziona più a destra di Netanyahu ed è passato da 22 a 19 seggi, il risultato peggiore da oltre un anno, anche per il suo silenzio sull'intesa. Il centrista Benny Gantz, con il suo partito Blu e Bianco, al momento non supera lo sbarramento, sceso dal 3% al 2,3%, come l'altro estremista di destra del governo Netanyahu, Bezalel Smotrich, con il suo partito Sionismo religioso. Guadagna, con il suo sostegno all'accordo, il partito di opposizione "C'è un futuro" (Yesh Atid) dell'ex giornalista Yair Lapid (da 7 a 10 seggi). Se si votasse oggi, il blocco anti-Netanyahu avrebbe fra i 57 e i 59 seggi contro i 51 dell'attuale governo Netanyahu (48 secondo gli ultimi sondaggi), ma non potrebbe comunque governare (i partiti arabi si attestano a 10 seggi).

"Il Mago" Netanyahu, come viene soprannominato il primo ministro per l'abilità nel superare le crisi, potrebbe ancora spuntarla. Le elezioni in Israele sono fissate per ottobre 2026, ma l'opinione pubblica spinge perché vengano anticipate. Il 48% è favorevole che si voti dopo l'accordo di tregua, mentre il 39% è contrario (il 13% non sa). I ministri dell'ultradestra Smotrich e Ben Gvir hanno minacciato di rovesciare l'esecutivo in caso di cessate il fuoco permanente a Gaza. Dunque l'ipotesi che si torni alle urne prima dell'autunno è concreta e potrebbe far gioco a un Netanyahu "riabilitato". Ma una settimana può essere un tempo lungo in politica. Uno dei leader del blocco anti-premier, Avigdor Lieberman, consiglia a Netanyahu di dare ascolto a Trump: "Ha ragione il presidente americano - dice rivolgendosi a Bibi - Prendi la grazia e lascia al culmine della carriera". Questione non semplice visto che il provvedimento presidenziale dovrebbe essere chiesto proprio dal primo ministro e che sia prima necessario che ci sia un verdetto. Il processo richiederà almeno un altro anno per giungere a sentenza. Le elezioni potrebbero arrivare prima.