Garlasco, ecco cosa c'è sul tampone di Chiara Poggi

Scritto il 15/07/2025
da Francesca Galici

La Procura tace sui risultati dei tamponi effettuati su Chiara Poggi, mentre i consulenti della famiglia Poggi e di Andrea Sempio sostengono l'ipotesi della contaminazione

C'è grande confusione attorno all'esame del tampone orale di Chiara Poggi effettuato dal perito incaricato del gip, la genetista Denise Albani. Bisogna partire dal presupposto che al momento non ci sono dichiarazioni ufficiali da parte della procura di Pavia guidata da Fabio Napoleone e da parte dei suoi collaboratori: è stato imposto il silenzio per garantire un sereno svolgimento delle indagini e la maggior parte dei risultati sono coperti dal segreto istruttorio. Ieri Albani ha comunicato ai consulenti di parte i risultati del secondo esame effettuato sul tampone e i consulenti hanno reso dichiarazioni alla stampa. Stando a quanto riferisce il Corriere della sera, sul tampone, che però sarebbe una garza, sono 1.2 picogrammi per microlitro di materiale genetico che hanno restituito 10 marcatori riconducibili all'assistente del medico legale. Ma anche 2.4 picogrammi per microlitro di materiale genetico e 22 marcatori di un soggetto per ora sconosciuto, che per semplicità viene definito come "Ignoto 3".

Su questa seconda traccia si è acceso un nuovo confronto tra le parti. "Quella garza non è un tampone orale, ma serviva a raccogliere il materiale di Chiara per poi confrontarlo con gli esiti delle analisi delle tracce ematiche trovate sulla scena del crimine. Si prese quella garza e si introdusse nella bocca di Chiara solamente come materiale di confronto", ha dichiarato il generale Luciano Garofalo, ai tempi comandante dei Ris e oggi consulente della difesa di Andrea Sempio, indagato. "La spiegazione più logica, e non di parte, è che sia una contaminazione che è avvenuta prima del prelievo. Nella sala autoptica quella garza potrebbe essere stata contaminata inconsapevolmente", ha proseguito l'ex generale. L'ex vice comandante del Ris Marzio Capra, oggi consulente della famiglia Poggi, conferma l'ipotesi di una "contaminazione" che, dice, potrebbe derivare da un "un cadavere precedentemente sottoposto ad esame autoptico".

Ma secondo Capra la contaminazione potrebbe anche essere avvenuta durante il "sopralluogo" nella villetta di via Pascoli, durante la "autopsia", il "trasporto" del cadavere, la fase di "ispezione, maneggiamento e custodia" dello stesso. L'avvocato Antonio De Rensis, che difende Alberto Stasi, condannato, ha preferito non entrare nel merito e ha solo aggiunto che "chi svolge le indagini è la Procura della Repubblica" e che questi risultati "con tutta la prudenza del caso, rappresentare un elemento importante, ma al momento non dobbiamo dimenticare che è di un soggetto sconosciuto".