Ignoto 3 esiste davvero? Se Ignoto 3 è l'assassino di Chiara Poggi, che quindi ha lasciato tracce di sé nella bocca della vittima con un contatto diretto durante l'aggressione, sembra - secondo chi ha letto le comunicazioni del perito del gip - davvero improbabile. Ci vorrebbe un autentico colpo di scena. Se invece Ignoto 3 è il nome che si dà a una infinitesimale quantità di materiale genetico trovata sul tampone orofaringeo della ragazza uccisa, senza un nome ma talmente residuale e "sporco" da far pensare con ogni probabilità a una contaminazione, allora esiste e infatti merita un'ultima, definitiva verifica. Sono arrivati gli esiti della replica dei test preliminari sul tampone prelevato alla 26enne durante l'autopsia di 18 anni fa. Analisi fatte dalla genetista Denise Albani, il perito incaricato dal gip di Pavia, Daniela Garlaschelli, di condurre il maxi incidente probatorio.
La stessa genetista della polizia Scientifica sembra avere il forte sospetto che quella piccolissima parte di sequenza di Dna di cromosoma Y (maschile) sia il frutto di un inquinamento del reperto, se è vero che dopo i risultati di ieri ha deciso di chiedere "qualche specifica in più" al medico legale Marco Ballardini che fece l'autopsia, per capire in che modo è stato eseguito il tampone. Albani vuole stabilire perché era stata usata una garza non sterile invece di un tampone vero e proprio, chi ha maneggiato quella garza o l'ha potuta afferrare con strumenti a loro volta contaminati e chi era presente in sala autoptica oltre al medico e al suo assistente. Così da chiudere definitivamente il capitolo "Ignoto 3".
Torniamo alla ripetizione delle analisi sul tampone, che comunque hanno da subito escluso l'attribuibilità sia a Andrea Sempio, odierno indagato, sia a Alberto Stasi, che sconta una condanna definitiva per l'uccisione della fidanzata. I risultati della riprova hanno rilevato un Dna da contaminazione. Adnkronos cita fonti qualificate, secondo cui "c'è una frazione limitata compatibile con l'aplotipo di Ernesto Gabriele Ferrari, assistente del medico legale, e un'altra dello stesso Ferrari contaminata con altro materiale genetico non identificato". Tuttavia la quantità sarebbe talmente trascurabile, che non lascerebbe dubbi che si tratti appunto di contaminazione, molto probabilmente da sala autoptica. Non quindi della traccia del killer né di una traccia riconducibile a un'azione violenta. Così la spiega l'ex comandante del Ris Luciano Garofano, oggi consulente di Sempio: "Nessun altro assassino, ma una garza contaminata prima del prelievo". Nel dettaglio: "Quella garza non è un tampone orale, ma serviva a raccogliere il materiale di Chiara per poi confrontarlo con gli esiti delle analisi delle tracce ematiche trovate sulla scena del crimine. Si prese quella garza e si introdusse nella bocca di Chiara solamente come materiale di confronto". Ora sono stati fatti cinque prelievi: uno è "totalmente compatibile con Ferrari (l'assistente del medico legale, ndr), l'altro prelievo vede Ferrari insieme a qualche altra persona, qualche altra contaminazione". Si tratta di "un profilo parziale molto limitato, un profilo Y parte del quale compatibile con Ferrari. La spiegazione più logica, e non di parte, è che sia una contaminazione che è avvenuta prima del prelievo. Nella sala autoptica quella garza potrebbe essere stata contaminata inconsapevolmente, perché lo scopo non richiedeva la massima attenzione nell'evitare la contaminazione, che può essere avvenuta in qualsiasi momento. La spiegazione più logica è che non c'è un secondo uomo, anche se c'è chi vorrà andare alla ricerca di un fantasma".