"È un attacco a una risorsa di Milano". Anche la Cgil allo sgombero (rinviato) del Leoncavallo

Scritto il 15/07/2025
da Francesca Galici

L'ufficiale giudiziario ha rinviato al 9 settembre lo sgombero del centro sociale: la proprietà ha chiesto che sia presente la forza pubblica

Il centro sociale Leoncavallo non verrà sgomberato nemmeno oggi. Come da prassi, l'ufficiale giudiziario questa mattina si è presentato ai cancelli del complesso di via Watteau a Milano per notificare il decreto di sgombero. La consegna è stata fatta nelle mani di Marina Boer, presidente dell'associazione Mamme antifasciste, il soggetto che gestisce legalmente lo spazio. Alle 10.30 ai cancelli della struttura c'erano anche i rappresentanti legali della proprietà, che da anni e anni non può disporre del complesso a causa dell'occupazione e, per questa ragione, è stato chiesta garanzia per l'intervento della forza pubblica qualora l'ordine di sgombero non venisse eseguito spontaneamente.

Durante le operazioni dell'ufficiale giudiziario era presente anche Luca Stanzione, segretario di Milano della Cgil, secondo il quale "siamo di fronte allo sgombero del Leoncavallo, che rappresenta una risorsa per la città, una risorsa democratica". Per il sindacato, Milano "negli ultimi anni ha conosciuto la speculazione edilizia, una speculazione che ora tenta di appropriarsi anche di questo piccolo fazzoletto di terra". Eppure, continuano, "nella storia di Milano, il Leoncavallo non è stato solo un simbolo, ma uno spazio libero e democratico, in cui è stato possibile praticare una socialità accessibile, in una città divenuta ormai troppo cara per lavoratrici, lavoratori e studenti. Il Leoncavallo ha rappresentato uno spazio liberato". In tutto questo discorso sembra non avere importanza il fatto che il Leoncavallo esiste in spazi di proprietà privata, garantita in Italia.

Proprio per questo motivo, alla proprietà del complesso è stato riconosciuto un indennizzo di 3 milioni di euro che lo Stato chiede a Marina Boer per il mancato sgombero. "Non dormo sonni tranquilli. Spero che sarò difesa in qualche modo. È abbastanza paradossale la situazione. Io non ce l'ho quella cifra. Lo Stato mi chiede i soldi che ha dovuto pagare, ma è lo Stato stesso che non ha mandato la forza pubblica", ha replicato la donna per l'ennesima istanza di sgombero. "Si è in attesa di un progetto amministrativo del Comune che dovrebbe mettere a bando l'area dove dovrebbe essere allocato il posto del Leoncavallo. Leoncavallo, immagino, parteciperà al bando e poi da lì si aprono tutti i temi che sono soprattutto di natura economica in relazione alla messa in funzione di questo bene", ha aggiunto l'avvocato Mirko Mazzali, legale del centro sociale. Il 9 settembre potrebbe essere il giorno decisivo per lo sgombero.