Corbyn lancia l'asse sinistra-islam, l'opposizione resta alla finestra

Scritto il 15/07/2025
da Felice Manti

L'esperimento dell'ex Labour piace a Pd, M5s e Avs: esiste un elettorato pro Gaza da rappresentare

Uno spettro si aggira per l'Europa: l'alleanza antisemita Islam-sinistra in nome della pace a Gaza e in Ucraina e contro le armi, si capisce. Il regista è il solito, redivivo James Corbyn: cacciato dai Labour inglesi, col dente avvelenato con il premier Keir Starmer per le sue posizioni poco "riformiste" come la stretta sull'immigrazione che sta mettendo in ginocchio il Regno Unito, l'ex leader laburista fino al 2020 ha già trovato in almeno 5 transfughi tra cui la 31enne deputata di origine pachistana e musulmana Zarah Sultana (nella foto con Corbyn) la seconda gamba di "Arise", rialzati, contro la corsa al riarmo e la riforma del welfare per non far scoppiare la bomba atomica dei conti pubblici. Downing Street vorrebbe escludere una buona parte degli stranieri dai sussidi sociali, in nome di un settled status limitato ai soli cittadini di Paesi Ue residenti prima della Brexit.

Sotto il tendone riformista invocato da Matteo Renzi la mossa di Corbyn ha già trovato terreno fertile nel Pd di Elly Schlein, dove sono i riformisti a voler scappare, ma anche nell'ambiguo ed euroscettico a giorni alterni Giuseppe Conte. È un'eredità che reclama Avs, con Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, che dalla Calabria lanciano "un'alleanza per dare solidità e credibilità a un'alternativa". Esiste un elettorato sparigliato che si può coagulare sull'antisemitismo costruito sulle rovine di Gaza? E che ne sarebbe dell'appoggio a Ucraina e Israele "da sinistra", ammesso che ci sia mai stato? "In Europa il corpaccione No War è già bello affollato: gli spagnoli di Sumar, i socialisti olandesi, i greci di Course of Freedom e i delusi di Syriza, i rosso-bruni di Sahra Wagenknech, un pezzo di Die Linke, i ribelli di Jean-Luc Mélenchon e France Insoumise. Perché non provarci anche qui?", ragionano in molti.

"Quando la sinistra tiene tutti dentro, vince", torna a ripetere Matteo Renzi, tranne i "terzaforzismi velleitari che confondono speranza e politica", ragiona il senatore Iv Enrico Borghi. Un vecchio mantra della Prima repubblica recita: "Il massimalismo è il tutto, mai. Il riformismo è il niente, subito". Facile e nobile parlare di pace, più complicato criticare le politiche anti clandestini senza denunciarnel'impatto sul welfare - vedi gli appetiti delle mafie sui flussi di lavoratori regolari - che riguarda anche l'Italia.

Come faranno i Corbyn tricolore a tifare per i musulmani e per diritti degli omosessuali? Bisognerebbe rispolverare il "ma anchismo" veltroniano, vedremo. Nei giorni scorsi è iniziato il processo che sfiora il deputato Aboubakar Soumahoro, con moglie e suocera accusate di frode, bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio coi soldi dell'accoglienza finiti all'estero, una vicenda che ha reso imbarazzanti le battaglie (solo strumentali) per i diritti dei migranti. Come la Cgil che ieri ha messo il cappello sulla storiaccia di Satnam Singh, il bracciante indiano ucciso nei campi dell'Agro pontino.

Poi c'è un allarme terrorismo da non sottovalutare: la propaganda ProPal e pro Hamas attira antagonisti e centri sociali e soprattutto attecchisce su centinaia di migliaia di giovanissimi italiani di terza generazione (come dimostrano i recenti arresti a Trento, Bolzano e Milano): secondo l'Istat un under 16 su due è a rischio esclusione sociale, cioè la precondizione per la radicalizzazione. Un'altra bomba atomica pronta a esplodere.