La "conferenza per la ricostruzione" dell'Ucraina che si è appena conclusa a Roma ha un nome fuorviante. Nel pieno della guerra, con raid di missili russi su Kiev senza precedenti, si può pensare di ricostruire le parti del Paese sotto controllo russo o ancora sotto attacco? Quale azienda di costruzioni o infrastrutture privata europea penserebbe realmente di investire su un'impresa del genere? Qualcosa, quindi, non torna.
Il senso della conferenza, arrivata alla sua quarta edizione, è un altro ed è duplice. Il primo, più immediato e politico, è creare un'occasione istituzionale di alto livello per i leader europei per impegnarsi ufficialmente in aiuti più o meno congiunti, finanziari e militari.
In altri termini, piani e fondi Ue a fondo perduto o quasi a sostegno dell'Ucraina, mirati a contribuire alla guerra ma anche a facilitare in prospettiva, e monitorare da vicino, un possibile ingresso del paese nell'Unione Europea.
In questo senso, la conferenza di oggi è la diretta erede del formato che l'aveva preceduta: la conferenza per le riforme ucraine, nata nel 2017, a cui dal 2022 si è cambiato il nome, ma lasciando (per comodità più che per opportunità?) acronimo e struttura intatti.
Se nei primi mesi della guerra, di fronte all'inaspettata resistenza ucraina e a segni di defaillances russi si poteva ancora promuovere l'iniziativa immaginando di ricostruire a breve parti dell'Ucraina orientale occupata, a tre anni e mezzo dall'inizio del conflitto la prospettiva temporale e geografica si è dilatata.
Ci sono, certo, città dell'Ucraina in cui sono stati avviati importanti progetti di ricostruzione di centri abitativi dopo la ritirata russa, come Bucha.
Quello che sta avvenendo sotto i nostri occhi, e che era evidente alla conferenza all'Eur, è pero soprattutto che, mentre il business russo si allontana dall'Europa per gli anni a venire, la comunità civile e imprenditoriale ucraina costruisce - tramite incontri regolari e annuali - relazioni durature con i paesi del continente.
In tal senso, l'aspetto più interessante della conferenza è sicuramente la sua dimensione regionale. La presenza di decine di sindaci, comuni e rappresentanti istituzionali delle diverse città e regioni ucraine, ognuna con le sue specificità settoriali e territoriali (e quindi esigenze differenziate), dà forma e vita a una geografia del paese che rimane poco conosciuta nei nostri media, ma anche nel discorso politico del governo zelensky, appiattita per necessità (e per rigida tradizione centralista) su una visione unitaria che fa capo a Kiev.
Se conoscere meglio il paese è visto ormai come una necessità, la complessità dell'ucraina e la guerra creano, e continueranno a creare, spazio per il caos e quindi competizione dura tra membri dell'Unione Europea per inserirsi in tutti i settori strategici del paese ove possibile - dall'energia alle infrastrutture, dal settore medico-ospedaliero a quello tecnologico.
Questo doppio binario traspariva chiaramente alla conferenza, tra gli altri nel discorso del Cancelliere tedesco Merz: tutti insieme nel concepire e creare fondi di aiuto; ogni stato che si muove per proprio conto, e se possibile più velocemente degli altri, nell'investire soldi privati e pubblici nazionali. La corsa è appena cominciata.