Dove si è cacciato Xi Jinping? Probabilmente il leader assoluto della signoria rossa cinese, che non si fa vedere in pubblico da alcune settimane, se ne sta tranquillo in una delle sue inavvicinabili (la sua Repubblica è popolare più di nome che di fatto) residenze ufficiali, lontano da sguardi indiscreti: forse si sta curando qualche acciacco (ha da poco compiuto 72 anni) e lo stile del regime vuole che certe debolezze non vengano mai esposte ne va dell'immagine di un potere granitico e quindi della sua stessa stabilità -, forse sta studiando le sue prossime mosse in una fase politica particolarmente delicata all'interno (ha da poco attuato una delle sue cicliche "purghe anti corruzione", stavolta colpendo alcuni generaloni) e all'estero, con una fondamentale visita a Pechino di Donald Trump già programmata.
O forse, banalmente, il presidente-dittatore della Cina comunista sta facendo le due cose insieme: riposo e lavoro. Alcuni media dell'India non esattamente la patria del giornalismo più affidabile e alieno dallo scandalismo hanno lanciato in questi giorni un allarme sull'assenza di Xi Jinping dalla scena interna e internazionale. Xi non ha onorato della sua presenza la recente riunione dei Brics (il gruppo economico di potenze alternative a quello occidentale che riunisce tra l'altro Cina, India, Russia e Brasile) a Rio de Janeiro, e secondo queste fonti le banali giustificazioni ufficiali fornite da Pechino ("Altri impegni in una fitta agenda del presidente") nasconderebbero "ben altre motivazioni". Xi potrebbe essere seriamente malato, oppure addirittura essere stato "commissariato", ovvero fatto fuori più o meno virtualmente in una sorta di colpo di Stato all'interno del Pcc, l'onnipotente partito comunista cinese.
Del benaltrismo è di solito buona norma diffidare, specialmente quando mancano elementi concreti a sostegno delle ipotesi più allarmistiche. L'unico elemento certo è la ripetuta assenza dalla scena di Xi Jinping: prima è stato invisibile dal 21 maggio al 5 giugno, poi ha brillato per assenza al vertice Brics e da allora, nuovamente, non si è più rivisto. Non è però la prima volta che il Numero Uno della dittatura cinese sparisce per periodi più meno prolungati: lo fa di solito durante periodi politicamente complicati, come durante l'epidemia di Covid nel 2020 o nella fase immediatamente precedente la sua ascesa al vertice del potere nel 2012/13.
È la natura opaca del regime comunista cinese a stimolare speculazioni in questi casi. Il Pcc ha una presa assoluta sulla politica e sulla società di quel Paese, e non esiste alcun tipo di controllo né dovere di informazione verso l'opinione pubblica (che in realtà come tale in Cina non si dà) sui movimenti del Leader. Prima di Xi facevano lo stesso i suoi predecessori, da Deng Xiaoping a Jiang Zemin e via via indietro fino a Mao Zedong, e ogni volta la stampa estera partiva a interrogarsi se per caso quella volta non stesse succedendo in segreto qualcosa di grosso.
Stavolta possiamo dire solo una cosa con certezza: non è questa una delle fasi più lisce dei rapporti tra Cina e India, un Paese la cui ascesa è sempre vista con preoccupazione a Pechino. Xi ha esternato irritazione e risentimento per alcune recenti mosse del leader indiano Narendra Modi da lui giudicate ambigue o peggio. A New Delhi probabilmente non hanno gradito, e via con un po' di fango mediatico nel ventilatore.