Continua il muro della Cgil sui rinnovi contrattuali. Il sindacato guidato da Maurizio Landini non retrocede e si oppone anche a quelli della scuola, perché li considera, come per gli altri comparti, aumenti irrisori e insufficienti. Dopo aver già detto no all'accordo sul rinnovo per il personale delle Funzioni Locali, cioè dei dipendenti dei comuni, continua a opporsi anche alla proposta per il settore insegnanti. Ieri il ministro della pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha sottoscritto in Aran, dopo vari incontri negoziali, il contratto del comparto Istruzione e Ricerca per la tornata 2022-2024, che riguarda 1,2 milioni di dipendenti pubblici, di cui 850mila docenti. "Sono previsti aumenti per un valore medio superiore ai 150 euro mensili", spiega il ministro che con la firma di ieri rivendica di aver chiuso "a tempo record questa tornata contrattuale per tutti i comparti e cominciamo a lavorare per il ciclo 2025-2027". Ciò significa, in termini salariali, "che potremo riconoscere ai 3,4 milioni di dipendenti pubblici nel periodo 2022-2027, incrementi che oscillano tra il 12 e il 14%". Ed è "una risposta nei fatti al tema del recupero del potere d'acquisto. Escludendo Cgil, che continua a fare politica, di fatto isolandosi, abbiamo un fronte sindacale che riconosce il lavoro e l'impegno del governo".
Per la premier Meloni "Dopo anni di blocchi, restituiamo continuità e rispetto a chi lavora ogni giorno per i cittadini. Impegni mantenuti grazie alle imponenti risorse stanziate per il rinnovo dei contratti pubblici, e che hanno visto finora la conclusione anche degli accordi per il comparto funzioni centrali, sanità, difesa e sicurezza".
Il sindacato di Landini rompe il fronte della rappresentanza. Decisivo per la firma di ieri il cambio di atteggiamento della Uil che nel giro di due giorni ha firmato sia il rinnovo del contratto nazionale degli enti locali che quello delle funzioni centrali, che si applica ai circa 194mila dipendenti di ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici come Inps, Inail, Aci. "Nella nuova legge di Bilancio abbiamo ritrovato misure che erano patrimonio della piattaforma confederale Cgil, Cisl e Uil - ha dichiarato il segretario generale della Uil Pa Sandro Colombi - Sono cambiate le condizioni rispetto al passato, e quindi abbiamo deciso di firmare, anche per accelerare l'apertura delle trattative per il rinnovo 2025-2027. Il ministro Zangrillo ci ha assicurato che verranno aperte entro quest'anno". Non la pensa così la Cgil che ha accusato il governo di voler fare "cassa sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori" e anche sul comparto scuola ha respinto il ruolo di "notaio che ratifica le scelte politiche del governo". Il sindacato denuncia che gli aumenti proposti risultano inadeguati "a fronte di un'inflazione di quasi il 18%" certificata nel triennio 2022-2024, comportando "una riduzione di ben due terzi del potere d'acquisto dei salari del personale di scuola università, ricerca e Afam". In sostanza piuttosto che firmare gli aumenti chiede di più, di "stanziare risorse aggiuntive". Un altro no.
