Cinque novembre 2025, giorno della riscoperta dell'America, da parte della sinistra italiana. Perché, con ogni evidenza, dal giorno successivo all'elezione alla Casa Bianca di Donald Trump gli Usa sono stati praticamente cancellati dall'atlante politico e sentimentale del progressismo. Fino a due giorni fa, da un oceano all'altro, vedevano un susseguirsi coast to coast di buzzurri trumpiani e bifolchi fascisti. Il sogno un po' socialista della summer of love sembrava loro precipitato in un eterno winter of fascism e invece, improvvisamente, sboccia un autumn socialist in New York. E, ora che il sindaco della Grande Mela è Zohran Mamdani, per la sinistra italiana cambia repentinamente tutto: negli Usa è tornata la civiltà, nella capitale del veleno liberalcapitalista è risorto l'antidoto socialista, nella patria di Donald è nato l'anticorpo mondiale al trumpismo e a tutti i destrismi del mondo. Le reazioni scomposte, ma praticamente all'unisono, di tutte le opposizione hanno dato la misura dello scollamento dalla realtà nazionale. Certo, è comprensibile che chi non riesce quasi mai a vincere le elezioni in casa propria si appassioni alle cause altrui e festeggi per conto terzi. Ma l'amore della sinistra nostrana per tutto ciò che è anche solo vagamente esotico - agli inizi del macronismo bastava andare a Mentone per prendersi una sbandata - è fortissimo da sempre. La galleria dei papi stranieri che, di volta in volta e in contumacia - rigorosamente a loro insaputa - sono divenuti leader di Pd e affini è sterminata. Senza andare troppo indietro nel tempo: Kamala Harris (nella foto) nell'ultima campagna per le elezioni presidenziali americane è stata subito identificata come il simbolo della lotta contro il maschio alfa, ricco ed eterosessuale; l'ultima trincea della democrazia prima del baratro della democratura. Innamoramento tutto italiano, ha spopolato al Nazareno, molto meno tra gli elettori statunitensi, che la hanno archiviata senza pensarci troppo. Se (con nobiltà) s'innamorano di chi perde, figuriamoci di chi vince. La liaison con il presidente Bill Clinton è storia nota e fece danni anche dalle nostre parti, uno dei cupido fu Walter (da leggersi all'inglese) Veltroni. Dopo Clinton non poteva che essere travolgente la passione per Barack Obama, primo presidente americano di colore che fece arrossire d'amore le sinistre progressiste di tutto il mondo, non soltanto quella italiana. E come facciamo a dimenticare la fuggitiva infatuazione per il look scarmigliato e gli enormi guanti di lana (molto radical e poco chic) di Bernie Sanders? Ma anche il Vecchio Continente è stato ed è terra di papi stranieri. Sul finire degli anni Novanta, nelle vecchie retrovie di Botteghe Oscure, andarono in visibilio per il "New labour" di una giovane promessa della politica britannica: tale Tony Blair. E poi toccò a Josè Zapatero, premier socialista spagnolo e vagamente almodovariano che finì pure in un dimenticabilissimo documentario di Sabina Guzzanti dal titolo che è un po' una autobiografia dell'amore sinistro per tutto quello che è oltreconfine: "Viva Zapatero!". E dopo una parentesi greca con Tsipras, senza scendere alle latitudini ma soprattutto negli inferi politici di Lula e Maduro, l'ultima sbandata latina è per il presidente spagnolo Pedro Sanchez (nella foto). E ora tocca a Mamdani. Si sa i vuoti di leaderhip, in un modo o nell'altro, vengono riempiti. Anche dall'estero e anche coi sogni. E questi sono brutti sogni.
Cercavano il papa straniero, forse hanno trovato l'imam.
