Tax credit e maxi truffe Il governo volta pagina: revocati e bloccati altri 88 milioni di euro

Scritto il 15/07/2025
da Massimo Malpica

Nel mirino la Sipario di Iervolino: costi gonfiati per incassare 66 milioni pubblici. Ora la stretta

Revocati 66 milioni di euro di credito d'imposta, altri 22 già in fase di istruttoria stoppati prima dell'erogazione. Il colpo più pesante mai inferto al sistema del tax credit per il cinema si abbatte sulle produzioni della società Sipario, riconducibile al produttore Andrea Iervolino, da tempo nel mirino della Guardia di finanza. Di quel tesoro già versato (e che secondo Open non sarebbe più nelle casse della società, ormai in liquidazione), il ministero della Cultura su impulso anche di un'inchiesta in corso a Roma da oltre due anni chiede la restituzione.

Lo scandalo non è figlio del caso Stelle della Notte e dell'improbabile regista Rexal Ford, alias Francis Kaufmann, oggi detenuto a Rebibbia con l'accusa di aver ucciso la compagna Anastasia Trofimova e la figlia di un anno Andromeda. Ma è anche grazie all'assurdità di quella vicenda un film mai girato eppure capace di incassare quasi 900mila euro di credito d'imposta che l'attenzione pubblica è esplosa. Il nome Ford ha fatto da detonatore, ma il cantiere era già aperto: l'indagine della Finanza e la parallela istruttoria della Direzione Cinema avevano già portato, nel luglio 2024, alla riforma delle regole voluta dal ministro Sangiuliano. Ieri è arrivato il primo conto salato.

Il taglio arriva nel bel mezzo di un braccio di ferro tra il ministero e una parte dell'industria cinematografica che ha mal digerito i nuovi paletti. Ma i numeri parlano: 88 milioni di euro complessivi, tra somme revocate e richieste stoppate, corrispondono a oltre il 21% del budget annuo stanziato per il 2024. Cifre che suggeriscono che le anomalie non fossero affatto marginali.

"Abbiamo voluto rafforzare le attività ispettive e avviare una revisione sistematica", ha spiegato la sottosegretaria Lucia Borgonzoni, annunciando l'arrivo di nuovi ispettori e criteri più stringenti. Il meccanismo del tax credit, introdotto anni fa per rilanciare la competitività del cinema italiano, si è rivelato troppo facile da aggirare come il caso Kaufmann dimostra plasticamente: per le produzioni straniere, ad esempio, con le vecchie regole non serviva nemmeno depositare il girato.

Ma nel mirino del ministero, oggi, non ci sono più solo i casi-limite alla Kaufmann/Ford: l'obiettivo di un controllo avviato prima di quel grottesco episodio sono anche le produzioni formalmente regolari ma con costi gonfiati, spese opache, rimborsi indebiti. Produzioni che contabilizzavano 120mila euro per un solo minuto di animazione si sono viste obiettare, in base al nuovo criterio della congruità del prezzo, spese giudicate eccessive rispetto agli standard. E per ricostruire i conti occultati da fatturazioni a cascata tra società dello stesso gruppo è servito il lavoro meticoloso della Guardia di finanza, ora alle prese con nuovi capitoli e nuovi controlli.

Sarebbe infatti imminente un secondo provvedimento. Per un'altra società di produzione scatterà un'inibizione al tax credit per cinque anni. Un segnale ancora più netto che la stagione dei controlli è appena cominciata. E di storie di abusi e anomalie da raccontare ce ne sono tantissime. Basti pensare, appunto, che il film "non film" dell'americano accusato di duplice omicidio, al momento, non è nemmeno entrato nei radar del check avviato dal ministero. E stiamo parlando di una pellicola che esisteva solo nella mente dell'emulo wannabe di Mr. Ripley: c'è da scommettere che le (brutte) sorprese per i furbetti del tax credit sono appena cominciate.