Dazi, Meloni insiste: sì a trattativa serrata. Tajani vola negli Usa e Salvini attacca l'Ue

Scritto il 15/07/2025
da Adalberto Signore

Il ministro degli Esteri oggi a Washington per incontrare Rubio. La Lega insiste: "Negoziamo direttamente con Trump". No di Fi: impossibile, i Trattati sono chiari

Il bazooka dei contro-dazi invocato dal presidente francese Emmanuel Macron per ora resta sul tavolo della Commissione Ue e Bruxelles continua nella sua trattativa con gli Stati Uniti, affidata al commissario al Commercio Maros Sefcovic. Una approccio in linea con quello del governo italiano, con la premier Giorgia Meloni che - come il cancelliere tedesco Friedrich Merz - continua a predicare cautela e invita ad andare avanti con i negoziati fino all'ultimo giorno utile. Che, a meno dell'ennesimo rinvio da parte di Donald Trump, è il primo agosto.

Una prudenza, quella di Palazzo Chigi, che - fanno notare fonti di governo - non è affatto né arrendevolezza né sottovalutazione del problema come dicono le opposizioni. Non a caso, in Fratelli d'Italia non si esita a definire "insostenibile" l'ipotesi di dazi al 30%. "Sarebbero un grande limite al nostro export italiano e a quello europeo", spiega Francesco Lollobrigida, ministro dell'Agricoltura, certamente uno dei settori che più risentirebbe dalle tariffe trumpiane. Detto questo, aggiunge a sostegno della linea dialogante, "la trattativa sui dazi non è un incontro di pugilato". Insomma, come sostiene da giorni Meloni, no a risposte istintive e non ponderate. Concetto su cui torna anche Carlo Fidanza, capo-delegazione di Fdi al Parlamento Ue. "Non servono reazioni isteriche, serve una trattativa serrata fino in fondo perché abbiamo ancora due settimane", dice il vicepresidente di Ecr. "Una trattativa - aggiunge - con la schiena dritta, perché l'ipotesi di dazi al 30% è insostenibile". E sulla necessità di negoziare batte anche Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei. "Trump - dice - fa la sua partita e noi la nostra. E abbiamo il dovere di trovare il migliore degli accordi possibili. Se poi non arriviamo a un'intesa, le soluzioni ci sono già". Ma, aggiunge, se scoppia davvero una guerra commerciale "l'Europa ha buone possibilità di perderla" e "anche gli Stati Uniti si faranno male".

Mentre continuano i contatti tra Palazzo Chigi, i vertici della Commissione Ue e le principali cancellerie europee, il vicepremier Antonio Tajani (che ieri, assente Meloni, ha presieduto il Consiglio dei ministri) è volato a Washington dove oggi incontrerà il segretario di Stato Marco Rubio e altri esponenti dell'amministrazione americana e del Congresso. "Una missione politica", la definisce il ministro degli Esteri, con l'obiettivo di "evitare una guerra commerciale". E con la consapevolezza, spiega, che la competenza nella partita sui dazi è comunitaria e non nazionale. Per questo Tajani fa sapere di essere "in stretto contatto con Sefcovic" che, aggiunge, "ho informato della mia missione".

Il tutto con buona pace dell'altro vicepremier Matteo Salvini. Che continua a prendersela con Bruxelles, secondo lui responsabile della guerra dei dazi, e che manda avanti il suo partito per dire che l'Italia dovrebbe sfilarsi dal negoziato europeo e trattare one to one con Washington. "Avviare trattative bilaterali e provare così a mettersi in salvo", per dirla con le parole del senatore Claudio Borghi. Una strada impercorribile, spiega il portavoce di Forza Italia Raffaele Nevi. "Non è - dice - una scelta politica, è imposta dai Trattati dell'Unione. La competenza sul commercio internazionale è europea. Punto. Fine della discussione". Una posizione che, seppure in maniera meno tranchant, è condivisa anche da Fratelli d'Italia.