In principio sono state delle fuitine, delle piccole scappatelle in nazioni vicine. La prima Grande Partenza per dirla con i cugini francesi è stata a San Marino nel 1965, poi l'anno successivo è toccato al Principato di Monaco. Ecco, il Giro d'Italia per la seconda volta consecutiva partirà da fuori confine, esattamente come sessant'anni fa. Dopo l'Albania che ha tenuto a battesimo il Giro quest'anno, l'anno prossimo sarà la volta della Bulgaria.
La conferma è arriva direttamente dal Ministro del Turismo bulgaro Miroslav Borshosh. "Oggi (ieri per chi legge, ndr), il Governo ha sostenuto la proposta dei due ministeri di finalizzare i negoziati per ospitare il Giro d'Italia - ha detto il Ministro Borshosh -. Nei negoziati, la Bulgaria ha battuto la concorrenza di diversi altri Paesi e colloca il nostro Paese sulla mappa mondiale del turismo".
Sono in molti a interrogarsi sul perché di queste partenze dall'estero che ormai stanno divenendo consuetudine anche grazie all'efficacia di brand come Giro, Tour e Vuelta. Non è un caso che quest'anno, tra pochi giorni (23 agosto), il Giro di Spagna scatterà proprio da Torino (Venaria Reale) e il Tour il prossimo anno prenderà il via da Barcellona. Tre eventi che, con la propria storia, non sono solo elemento sportivo ma anche e soprattutto strumento di promozione turistica nel mondo.
In principio fu San Marino e Principato di Monaco, prima di Verviers, in Belgio, nel 1973. Nel 1996 toccò ad Atene, in Grecia, a tenere a battesimo la nostra corsa. Mentre nel 1998, il Giro di Pantani, partì da Nizza, Francia. I Paesi Bassi nel nuovo millennio hanno ospitato ben tre Grandi Partenze: Groningen nel 2002, Amsterdam nel 2010 e Apeldoorn nel 2016. In mezzo le esperienze a Seraing, Belgio, nel 2006; Herning, Danimarca, nel 2012; Belfast, Irlanda del Nord, nel 2014, prima di Gerusalemme nel 2018 e Budapest, Ungheria, nel 2022. Quest'anno Tirana, in Albania. Il Giro piace e la lista di chi ha chiesto di poter ospitare la Grande Partenza è lunga. È una questione di prestigio ma anche economica: l'Albania ha pagato quasi 9 milioni di euro, altrettanti se non di più ne pagherà il governo bulgaro.