"Io a 80 anni sulla Rossa a Monza. Qui feci la pole. Ma se penso a Rindt..."

Scritto il 07/09/2025
da Stefano Arosio

Il belga in pista sulla 312B. Quel giorno del '70 morì l'austriaco

Camuffa un'agilità che non ha più, mentre si cala nell'abitacolo. Ma già questo gesto di sfida al tempo che passa qualifica il campione che è stato. Jacky Ickx, 80 anni compiuti il primo giorno del 2025, ha il sorriso facile e la battuta pronta di chi anche la vita l'ha affrontata senza alzare il piede dall'acceleratore.

Nel 1970 a Monza fu in pole su Ferrari. Quella del suo compagno Clay Regazzoni finì il sabato terza, ma poi tagliò per prima il traguardo. È su quella vettura, oggi proprietà di Paolo Barilla, che il pilota belga è tornato sul circuito brianzolo per 2 giri di dimostrazione. Il pensiero non può non essere andato a quelle qualifiche in cui conquistò la pole e Jochen Rindt perse la vita in Parabolica, divenendo a fine stagione il primo e unico campione del mondo di Formula 1 postumo.

Signor Ickx, certo che non è da tutti poter correre a Monza durante il weekend del Gp, a 80 anni

"Vero, ma sa come si dice? Più si invecchia, più si migliora. Proprio come il vino".

Cosa ha provato al volante della sua Ferrari 312B?

"Sicuramente è stata una grande emozione tornare in pista e tornare indietro nel tempo".

Quella pole, Rindt, a pochi giorni dal suo matrimonio se dico Monza che pensa?

"Quella di Rindt fu una catastrofe che per certi versi è per me ancora un mistero. E che inevitabilmente offuscò anche quella pole. Ma qui ho vissuto tanti momenti bellissimi e mi porto dentro tante emozioni. Per me è facile tornare indietro a quella pole a 243 orari di media".

Lei il pericolo lo ha vissuto anche correndo in moto e alla Dakar. È facile abituarsi al rischio?

"Il rischio che ti prendi è una libertà individuale da rispettare. Il pericolo spesso esiste solo negli occhi di chi guarda da fuori. Se pensi al pericolo in pista, sei battuto".

Dietro a un volante cosa è cambiato negli anni?

"Ha sentito il motore di questa Ferrari? Quelli di una volta erano un'altra cosa e l'aspirato del Cavallino ha una musica incredibile".

È solo nostalgia o è mancanza di feeling con la Formula 1 di oggi?

"Ma no. Dico solo che è stato incredibile tornare in pista a Monza, un'opportunità fantastica di cui sono molto felice".

C'è qualcosa che manca alla Formula 1 di oggi rispetto a quella che ha conosciuto lei?

"Dicevamo della nostalgia: non è per lo sport che era, perché la passione è sempre la stessa. Di quei tempi semmai mancano le persone che li hanno contraddistinti. Quelle che hanno contribuito a creare la storia".

Tra i piloti di oggi, chi è il Jacky di 50 anni fa?

"Chi guida oggi non può assomigliare ai piloti di un tempo. Quelli di oggi sono legati a contratti e sponsor, sono più bloccati. Io ho corso 720 gare e contemporaneamente per Ferrari e Ford. Oggi c'è un approccio intellettualmente diverso e le motivazioni sono economiche. Io sono tra gli ultimi a poter aver fatto di tutto".

Cosa ha imparato nella sua vita da pilota?

"Io sono stato la punta dell'iceberg, il 90% lo devo a ingegneri e meccanici. Io so da dove vengo e dove vado. Solo che la mia bandiera scacchi è più vicina, alla mia età".

Pensiamo al futuro immediato: chi vince oggi?

"Il migliore, chiaramente".